Un excursus, della durata di circa un'ora e mezza, di brani anni venti ed altri originali filtrati dall'ironia, sull'amore, sulle ghettizzazioni ideologiche e sui vari condizionamenti accumulati talvolta dall'infanzia, a cause delle famiglie, o da patologiche autopunizioni.
Sarebbe un normale recital di canzoni se non si fosse introdotta l'Antisorte, come l'altra testa del mostro: la morte, in evidente antitesi con la vivente comune mortale Maria, che, all'inizio dello spettacolo, si lascia scappare una riflessione sulla necessità di una preparazione all'inevitabile evento.
L'inquietante entità ne approfitta per infilarsi, da quel momento in poi, nella pièce di Maria, disturbando con le sue critiche di "Thanatossa-bacchettona", impartendo ad ogni pie' sospinto lezioni di saggezza e di filosofia di vita.
Vero o non vero, l'attrito fra le due dà vita con la sua dissonante consonanza a un mostro a due teste.
L'articolo di Repubblica
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